La Francia e la domenica

Vita Nuova, 10/6/10

Scritto da Hélène Bodenez*   

Il progetto di estensione del lavoro alla domenica, promesso dal candidato Nicolas Sarkozy durante le elezioni presidenziali del maggio 2008, è arrivato in porto l’11 agosto 2009, dopo una lunga battaglia parlamentare. Con questo progetto di legalizzazione del lavoro domenicale, il 2009 si è aperto con una vera crisi: il governo di François Fillon era contrario a riesaminare la proposta di legge di Richard Mallié dell’Ump, all’indomani di una seduta particolarmente burrascosa dell’Assemblea nazionale. 

Gli oppositori della legge speravano che essa venisse semplicemente ritirata. Ma non avevano tenuto conto della volontà inflessibile dei dirigenti francesi di far passare, costi quel che costi, una legge presentata come moderna, adatta ad un mondo sempre più bisognoso di flessibilità e di deregulation. Questa pressione ha prodotto un grande malcontento, a sinistra come a destra, di numerosi movimenti, sindacati e associazioni familiari — in particolare cristiane — che rifiutano il primato dell’economia sulla politica e sulla società.

Alla fine è uscito un testo di compromesso, sensibilmente emendato ma ugualmente pericoloso, adottato in procedura d’urgenza, secondo uno schema ormai classico: il “principio” del riposo domenicale viene “riaffermato”, ma le situazioni illegali esistenti vengono convalidate. È così che le leggi di eccezione funzionano in Francia: il principio viene protetto, ma l’infrazione a quello stesso principio, soprattutto l’abitudine al consumo in ogni luogo, viene legalizzato.

Contro la banalizzazione della domenica si sono levate molte voci. In primo luogo la Confédération des travailleurs chrétiens (Cftc), seguita da collettivi creati ad hoc come il Collectif des Amis du dimanche-Cad o da siti internet come Repos-domenical.com, blogs eccetera. La diocesi di Angers ha aperto un blog “Le dimanche c’est sacré!” che ha presentato una petizione. Molti vescovi si sono espressi sulla stampa: Barbarin (Lyon), Vingt-Trois (Paris), Le Vert (Quimper), ma l’episcopato è sembrato volersi adattare alla legge, giudicata un buon compromesso. Ma, malgrado la legge che è stata votata, il problema non è risolto, in modo assai inatteso.
L’opposizione non disarma. 

La gente non vuole questa legge, compresi i molti dirigenti di impresa che hanno compreso che non ci sarà nessuna crescita dei consumi ma solo un loro spostamento. I cittadini non cessano di protestare presso i loro eletti e ai parlamentari continuano ad arrivare petizioni. Qui e là dei lavoratori manifestano e rifiutano il lavoro domenicale nelle loro aziende. Ormai si è passati dalla domenica, giorno obbligatorio di riposo settimanale (“il giorno di risposo settimanale deve essere la domenica”) alla domenica come opzione del giorno di riposo (“Il riposo settimanale è dato alla domenica”).

*autrice de “À Dieu le dimanche”
(Éditions grégoriennes, di prossima edizione)

Laisser un commentaire